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Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu/40

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38 FILIPPO

A lui, se non pietà? — Pur s’io delitto
In ciò commisi, Arbitro tu mi danna 250
A qual più vuoi gastigo. Altro non chieggo,
Che di non esser traditor nomato.

Filippo

Nobil fierezza ogni tuo detto spira:
Ma del tuo Rè mal penetrar tu puoi
L’alte ragion, nè ’l dei. Nel giovin petto 255
Quindi frenar quel tuo bollor dovresti,
E quell’audace impaziente brama
Di, non richiesto, consigliar; d’esporre,
Quasi gran senno, il tuo pensier. Se il Mondo
Te sul maggior di quanti ha seggj Europa 260
Veder de’ un giorno, e venerare; apprendi
Ad esser cauto. Or piace, anco s’ammira
Baldanza in te, che grave biasmo allora
Ti fora poi. Tempo è, ben parmi, tempo,
Di cangiar stil.... Pietade in me volesti; 265
E pietà trovi; ma di te: non tutti
Degni ne son: dell’oprar mio me lascia,
Di me, giudice solo: a favor tuo