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170 VITA DI VITTORIO ALFIERI.


[1770] spesso li facea da parti opposte incontrarsi davanti alla mia prora, e combaciandosi, tosto ne impedivano il solco; e subito altri ed altri vi concorreano, ed ammontandosi facean cenno di rimandarmi nel continente. Rimedio ef* ficace ed unico, veniva allora ad essere l’ascia; castigatrice d’ogni insolente. Più d’una volta i marinari miei, ed anche io stesso scendemmo dalla barca sovra quei massi,e con delle scuri si andavano partendo, e staccando dalle pareti del legno, tanto che desser luogo ai remi fe alla prora; poi risaltati noi dentro coll’impulso della risorta nave si andavano cacciando dalla via quegli insistenti accompagnatori; e in tal modo si navigò il tragitto primo di sètte miglia Srezzesi in dieci e più ore. La hovità di un tal viaggio mi diverti moltissimo; ma fote troppo fastidiosamente sminuzzandolo io nel raccontarlo, non avrò egualmente divertito il lettore. La descrizione di cosa insolita per gl’Italiani, mi vi ha indotto. Fatto in tal guisa il primo tragitto, gli altri sei passi molto più brevi, ed oltre ciò oramai fatti più liberi dai ghiacci, riuscirono assai più facili. Nella sua salvaticaruvidezza quello è un dei paesi d’Europa che mi siano andati più a genio, e destate più idee fantastiche, malincohiche, ed