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16 | VITA DI VITTORIO ALFIERI |
quadrata a quel modo stesso dello Zio morto già da gran tempo, nè mai più veduto da me da che io aveva uso di ragione, la subitanea vista di quella forma di scarpe del tutto oramai disusata, mi richiamava ad un tratto tutte quelle sensazioni primitive ch’io avea provate già nel ricevere le carezze e i confetti dello Zio, di cui i moti ed i modi, ed il sapore perfino dei confetti mi si riaffacciavano vivissimamente ed in un subito nella fantasia. Mi sono lasciata uscir di penna questa puerilità, come non inutile affatto a chi specula sul meccanismo delle nostre idee, e sull’affinità dei pensieri colle sensazioni.
1754 Nell’età di cinque anni in circa, dal mal de’pondi fui ridotto in fine; e mi pare di aver nella mente tuttavia un certo barlume de’ miei patimenti; e che senza aver idea nessuna di quello che fosse la morte, pure la desiderava come fine di dolore; perchè quando era morto quel mio fratello minore, avea sentito dire ch’egli era diventato un angioletto.
Per quanti sforzi io abbia fatti spessissimo •per raccogliere le idee primitive, o sia le sensazipni ricevute prima de’ sei anni, non ho potuto mai raccapezzarne altre che queste due. La mia sorella Giulia, ed io, seguitando il de-