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a56 VITA DI VITTORIO ALFIERI. 177S. cordatosi ch’io gli avea detto parermi quello un soggetto di tragedia, e che lo avrei voluto tentare, (senza pure avergli mai mostrato quel mio primo aborto, di cui ho mostrato qui adLETTERA DEL PADRE PACIAUDI. Mio Stimatiss. ed Amatìss. Sig. Conte. Messer Francesco s* accese d’amore per Monna Laura, e poi si disinnamorò, e cantò i suoi pentimenti. Tornò ad imbertonarsi della sua Diva, e finì i suoi giorni amandola non già filosoficamente, ma come tutti gli uomini hann’usato. Ella, mìo gentilissimo Sig. Conte, si è dato a poetare: non vorrei, che imitasse quel padre de* rimatori Italiani in questa amorosa faccenda.Se l’uscir dai ceppi è stato forza dì virtù, com’ella scrive, conviene sperare che non andrà ad incepparsi altra volta. Comunque sìa per avvenire, il Sonetto è buono, sentenzioso, vibrato, e corretto bastantemente. Io auguro bene per lei nella carriera poetica, e pel nostro Parnasso Piemontese, che abbisogna tanto dì chi sì levi un poco su la turba volgare.