Pagina:Alfieri - Vita, I, Londra, 1804.djvu/279

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47«VITA DI VITTORIO ALFIERI. 1775* E nel modo stesso con cui avea tediato il buon Padre Paciaudi per cavarne una censura Cesare il primo, il crin mi cinse altero Del gran diadema; e non al solo Egitto Leggi dettai, che quanta Terra oppressa Avea già Roma, e il vincitor di lei, ’ Vidi talora ai cenni miei soggetta. Era il mio cor d’alta corona il prezzo. Nè l’ebbe alcun, fuorché reggesse il Mondo, Un trono, a cui da sì gran tempo avea La virtude, l’onor, la fé, donata, Non lo volli affidar al dubbio evento, E alla sorte inegual dell’armi infide.... Serbar lo volli *, e lo perdei fuggendo; Vacilla il piè su questo inerme soglio; E a disarmare il vincitor nemico, Altro più non mi resta che il mio pianto.... Tardi m’affliggo, e non cancella il pianto Un tanto error, anzi lo fa più vile. ISM KN E. Regina, il tuo dolor desta pietade In ogni cor, ma la pietade è vana. Rientra in te, rasciuga il pianto, e mira Con più intrepido ciglio ogni sventura; Nè soggiacer; ch’alma regale è forza