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94 VITA DI VITTORIO ALFIERI.


[1764] d’Accademia, che rivaleggiavano in questo vanézze eoa me, io poi me lo spogliava subito al dopo pranzo, ch’era l’ora in cui venivano quegli altri da me; e li faceva anzi nascondele perchè non li vedessero, e me ne vergognava in somma con essi, come di un delitto; e tale in fatti nel mio cuore mi pareva, e l’avere, e molto più il farne pompa,delle cose che gli amici ed eguali miei non avessero. E cosi pure, dopo avere con molte risse ottenuto dal Curatore di farmi fare una elegante Carrozza, qosa veramente inutilissima e ridicola per un ragazzaccio di sedici anni in una città così microscopica come Torino, io non vi saliva quasi mai, perchè gll amici non l’avendo se ne dovevano andare, a sante gambe sempre. E quan to ai molti Cavalli da sella, io me li facea perdonare da loro, accomunandoli con essi; oltre che essi pure ne aveano ciascuno il suo, e mantenuto loro dai rispettivi genitori. Perciò questo ramo di lusso mi dilettava anche più di tutti altri, e con meno misto di ribrezzo, perchè in nulla veniva ad offendere gli amici miei.

Esaminando io spassionatamente e con r amor del vero codesta mia prima gioventù, mi pare di ravvisarci fra le tante storture di un’età bollente, oziosissima, ineducata, e sfre-