Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
EPOCA QUARTA. CAP. I. i5 città, e non potere perciò studiare abbastanza, 1778. me n’andai nei monti che confinano tra il PieE di che canterai, e con qual fronte? Infra uno stuol»l venerando e augusto! Tu che neppur vedesti il sacro fonte. 0 temeraria cetra, e vuoi dar gusto Cicalando di cose a te mal conte Sacre al gelido Scita e al Libio adusto? Chi condottier ti fora all’alta impresa! Nelle Muse non spera, a te già sorde S’armerebbero in van per tua difesa. Rompi, stritola, o abbrucia le tue corde Se da fuoco divin non vieni accesa; Deluderai cosi le Parche ingorde. Quanti Numi in inferno, o in cielo, 0 in onda 1 favolosi Greci un dì crearo, Tutti forano vaui, ognun si asconda. Tu, chi invocar non sai; io te l’imparo: Inalza il voi dalla terrena sponda, Scorgi un Nume maggior, e a noi più caro. H supremo Fattor dell’orbe intero Rimira, e poi impallidisci, e trema, E se tant’osi, a lui richiedi il vero. Per lui fia in te già l’ignoranza scema. Egli ti additi il murator primiero, ’ Del grand’Ordine infin l’origo estrema.