Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/103

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quinta 81

Ed or la Donna, che di nero velo
     Fasciata il viso in maestà sereno
     18In sè parea parte serbar di Cielo,
E in cui grazia e beltà non venía meno
     Pel bruno ammanto vil, che le copría
     21Stretti con rozza fune i fianchi e il seno.
Fra lo stupore agitò l’Alma mia
     Strano impeto così, ch’io stesi il piede
     24Sul cocchio per tentar l’aerea via:
E già il pian ne premea; ma dubbia fede,
     Tema ed orror l'assalse, e lo sospese
     27Mentre salía su l’infiammata sede,
E in quel momento a me la destra prese
     La Donna, e a sè con tal vigor la trasse,
     30Che mio malgrado il piè sul carro ascese.
Credei, che in cener muto il corpo andasse
     Fra le fiamme, che a me parver mortali;
     33Pur d’ingiuria, o di duol nulla ei ritrasse;
Ch’eran fiamme innocenti, e a quella eguali,
     Per cui splende, e non arde il luminoso
     36Fosforo estratto dagli umani sali.
M’assisi appena, che dal suolo erboso
     I fervidi cavalli il cocchio alzáro
     39Sovra la sfera del vapore acquoso,
E fra il vulturno e l’austro il vol spiegáro
     Rapido sì, che nel girar le rote
     42Diviso ne stridea l’etere chiaro.
La Donna, mentre le sublimi ignote
     Strade io scorrea coll’incarcate ciglia,
     45Aperse il varco alle soavi note,
E in tai detti proruppe: I tuoi ripiglia
     Spirti pel cammin nuovo oppressi, e spoglia
     48Mista al vano timor la maraviglia;