Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/267

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duodecima 245

Or se tu fai del tuo benigno stile
     447Mostra e pompa maggior in questo seggio,
     Ove lo stuol, che reggi, è a te simile,
E se impetrar mi lice, un don ti chieggio.
     450In quel, che mi beò, raggio sublime
     Del Figlio eterno apertamente io veggio,
Che di morte un vapor maligno opprime
     453Colei, che in fiamme alterne a me stringesti,
     Che in ambi fùro ultime fiamme e prime.
D’uopo non è ch’io gli atti e i modi onesti
     456Al tuo Divino rammentar richiami
     Pari fra noi, poiché tu stesso festi
Di due un cor sol, ch’arda indiviso, e brami.
     459Se in te laggiù l’amai, tu non mi vieti,
     Che di te pieno in te qui ancora io l’ami:
E ben ella volando ove tu accheti
     462Ogni desir, altra amichevol fede
     Ambo farìa concordemente lieti.
Ma quanto amare al Popol suo, cui diede
     465Di Madre più che di Regina i pegni
     Foran queste di morte ultime prede?
Deh! volgi gli occhi a’ suoi confusi Regni
     468Fra i voti e il pianto. Ah! per lor, Padre, spiega
     Di tua Pietade e di tua Grazia i segni.
Ma che vegg’io ? La Vergin Madre piega
     471Le pie ginocchia al Divin Figlio avante?
     Oh atto, che in pregar vince, e non prega!
Tacque; e l’eccelsa Vergine in sembiante
     474Amoroso di Madre, e umìl di Figlia
     Fiso nel Verbo le pupille sante.
Luce e pietà piovea dalle sue ciglia;
     477E il dolce innesto ambe temprando in parte,
     Era gaudio a vederle, e maraviglia.