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descriveva minuziosamente le vesti — cito quel tanto di copertura che è necessario per mettere in valore le parti scoperte, e viceversa. Un'aberrazione! Parlava poi del décolleté di non so quale dama con così acceso stupore che mi venne a mente quella portentosa descrizione che lo Stanley fa delle foreste del bacino sorgentifero del Congo.

«Non l’ha mai visto?» mi domandò.

«Il fiume Congo? Mai.»

«No! il décolleté della contessa».

E senza essere richiesto me lo descriveva: un velo trasversale, che copre non nasconde le mammelle: tutte le spalle senza velo, ma coperte di cipria azzurra, che alla luce elettrica artificiale è di un effetto sorprendente. Sopra il décolleté due occhi neri artificiali. Sotto gli occhi, una bocca rossa artificiale: tutto il volto una maschera tragica artificiale, come usa adesso.

Il Carso, il Sabotino, il Calvario, dove egli aveva combattuto, scomparivano dalla sua memoria; o non rimanevano se non nella realtà di quella ferita deforme alla