Pagina:Alfredo Panzini - Il diavolo nella mia libreria.djvu/91

Da Wikisource.
84 Il diavolo nella mia libreria ::


mavera qualche fiorellino, una rosa timida, qualche canzoncina di uccellino dai cespugli. Vi si camminava bene, tanto più che non si era disturbati.

Sul marmo di una di queste tombe, se non è un’illusione della memoria, mi pare ci fosse inscritto il nome di Emilio Praga, un poeta che mi era caro per alcuna sua fiamma di verginità, che non riuscì ad estinguere per quanti liquori ci versasse: di poi anzi ne morì.

Non si vedevano preti, non seppellitori: non si vedevano quelle buche già preparate per accogliere le bare. Da anni e anni non si seppelliva più. Un riposato silenzio di campagna! Mi pare che ci fosse un guardiano, un custode, che non diceva nulla se io entravo, se io uscivo.

Ma un giorno vidi gente per il cimitero: donne e vecchi, per lo più. Portavano via le croci, le lampade votive, le corone, i ritratti dalle tombe: ma non come rapinatori, bensì assai tristamente e con lenti gesti. Ma che succede? Ne chiesi al custode, ed egli mi disse che le cose stavano