Pagina:Algarotti, Francesco - Saggi, 1963 - BEIC 1729548.djvu/412

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406 il cartesio

nelle menti degli uomini diffuso, si riducesse alla perfezion sua ogni arte, ogni genere di dottrina; e finalmente aggiungono che anche delle verità scoperte in questi ultimi tempi ne siamo in buona parte debitori a quel lume, che pur traluce negli stessi suoi errori: esagerazioni dell’amor nazionale, che è il primo ramo dell’amore di noi medesimi, le quali sarà forse il pregio dell’opera ridurre alla giusta espressione del vero.

Chiunque si farà a considerare come, per ben riuscire nelle cose d’ingegno e per ben condursi in quelle della vita, è necessario agli uomini di usar rettamente la ragione, la qual sola dimostra i principi della prudenza civile, d’ogni arte e d’ogni disciplina, non potrà così di leggieri persuadersi che gli uomini sieno stati per tanti secoli o cosi trasandati, o così infelici, che al solo Cartesio sia finalmente venuto fatto di trovare il vero metodo di pensare e di guidar, per così dire, essa ragione. E tanto meno se lo persuaderanno coloro che nella storia dello umano ingegno saranno più degli altri versati. Infatti egli pare che del buon metodo di pensare non fosse all’oscuro colui che fu anticamente giudicato dall’oracolo il più savio degli uomini. Liberatosi da ogni pregiudicata opinione, dubitando di tutto, di ciò ancora che più chiaro appariva, e andando sommamente a rilento nel fermare suo giudizio, non acquetavasi se non a quello che recava con sé il più vivo lume della evidenza; dalle cose più semplici e più facili a conoscersi andava per gradi alle più composte e alle più difficili; sminuzzava, tritava ogni cosa, sicché non gli restasse mai scrupolo alcuno; nulla non lasciava indietro in un così importante affare come si è quello della ricerca della verità. E in tale socratica maniera di procedere sono pur contenute quelle quattro regole fondamentali che servivano di norma alla logica particolare che si era venuto formando il Cartesio, secondo che espone egli medesimo nella celebre sua Dissertazione del Metodo, tenuta da esso lui come il filo di Arianna nel laberinto della Filosofia1. Anzi elle paiono ricavate

  1. «Atque ut legum multitude saepe vitiis excusandis accomodatior est, quam iisdem prohibendis; adeo ut illorum populorum status sit optime constitutus, qui tantum paucas habent sed quae accuratissime observantur: sic pro immensa ista multitudine praecep-