Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/127

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Dialogo Terzo. 115

Confoli, quelli tà ? No, è egU un punto quello m cui v viamo così come quello in cui combattiamo, ci d me man tanto, e facciam tanto fracatTo? Gh Orien SS che Vi un Dio, che governa quello Mondo, il qual muore dopo cento mil i aan , e allora, fecondo che ho udito, un* altro Dio fupenore conca un minuto: e tutti quelli efempi peto non ci dan dell'influito, fé non che idee infinitamente imperfette. Quella confiderazione, U .più gran viaggio della mente umana che noi doobiamo al grande Signor Ifaaco Newton, che rovefeia, come vedete, all'infinito tutte le idee del erande e del picciolo afloluto, fu il fondamento del famofo cafcolo delle fluffionì, o dcgl infinitamente piccioli, che trafpianrò la Geometria in paefe ariano nuovo per lei, dove fece progrelu coé. rapidi e grandi, che tutto ciò eh ella avea fatto per ['addietro, è quali che nulla, e dove con novelle verità germogliò ftrani parodofli che an fatto in certo modo alla Verità veftire 1 aggradtvol maravigliofo della finzione . E ciò che v a di più fingolare in quella nuova Geometria il e , che dal considerare ch'ella fa le proprietà, i rapporti, e i ragguagli che anno fra effe le quantità infinitamente pieciole, ella arriva ad indovinare e feoprire i rapporti delle quantità noltre ordinarie e finite, che fon l'oggetto delle noltre nc e re Iic Se* Io fpirito, difs'ella , che noi ammiriamo tanto, confìtte principalmente nel trovare i rapporti ed avvicinar nella mente cofe, che pajon