Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/160

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148 Dialogo Quarto.

piacere. Manco male, continuai io, che io non v’ó detto jutto ciò, ch’effe fon capaci di fare 1 NeiTun fiftema parca forfè meglio fondato di quello, che le ale fotte ro date agli animali per volare, e le gambe per camminare; e pure a forza di ottervare fi fono trovati infetti, che inno delle ale belle, e grandi fenza mai farne ufo per volare, e fimilmente fe n’è trovato uno, che benché abbia le gambe fìtuate come quelle degli altri, formate nella ih ila maniera, e in limili proporzioni, cammina quali fempre fui dorfo colle gambe in aria, come fc gii uni non fape fiero di aver le ale, e l’altro le gambe. Egli è però vero, che fe le o [Ter vaz ioni altro non svetterò fatto al Mondo, che dittruggere, noi non faremmo loro molto obbligati. Mi nel rovefeiar fi Itemi inviluppati per lo’ più ed inutili, e talvolta ancora incomodi, di quante belle, ed utili cognizioni non ci anno elleno fornito, che fono entrate nel luogo de’ fi (le mi diltrurri? Immaginarono certi Filofofi man in conici, che freddi, & umidi io itero i raggi della Luna, le di cui influenze perciò non doveano nulla meno che pericolofe effere, e da fommamente temerli. In fatti voi vedete che moltiffimi, che itimano ancor molto Alila tradizione de’ loro maggiori gli effetti di quefto Pianeta, tolto che la Luna comincia ad alzarli, e i fuoi raggi, fecondo che dicono, à prender forza, fi ritirano, e molti altri li persuadono di aver male a! capo, fe per ifventura loro iòno itati cofiretti di avere bevuto, patteggiando la fera, la malignità dei fuo lume. Le fpe