ra promeffa, per cui voi mi volete allettare? E
poiché noi fìamo alia Campagna, non mi addefcherete
voi anche co* vantaggi, e colle fperanze
altre volte Confolari, che dallo lludio dell* oflervare
ritrar può l’Agricoltura, e l’Economia? Se
io voleRì addefearvi, continuai io, vi parlerei
pìù tofto delle belle Arti, di cui voi fiere così
vaga, e che alle olTervazioni, ed alla imitazione
debbon pure l’origine, e l’avanzamento loro. Se
tanto a voi piace la finezza de’ lineamenti, e la
bell’aria di volto nella Medufa de’ Strozzi, la sì
ben’oifervata gradazione dell* ira d’Achille nel!’
Iliade, la varietà, e forza degli affetti nella Gaffa
idra, capo d’opera del Timoteo de’ noftri tempi,
la maeftofa folidità del Portico della Rotonda,
la gentil Turbantina di Guido, o la Magia
del colorito di Rubens; gratitudin vuole, che
obbligo pure ad elle voi ne abbiate. Qual nuova
ricchezza non à ella ne’ tefori della Pittura quefta
induftriofa Filofofìa recato coll’oiTervazìone
di tanti nuovi animali, e di tante piante; qual
gentilezza coll’imitazion delle Orientali vernici
a certi lavori accrefeiuro, de’ quali àn bifogno
coloro, a’ quali neceflario è il fuperfluo; e quai
nuovi forni di fi milk udì ni, e di detenzioni non
a* ella aperto alla Poefia con tante nuove feoperte,
che il Sole, le Stelle, il Paftorello, e la Tigre
Ircana, ed altri tali comuni luoghi dal pefo,
che foli ne* Poemi portavano, e noi dalla noja
della ripetizione anno liberato? e la coltura del
corpo, la leggiadria del velHrfi,che tanta vaghezza
a naturai beltade accrefee, la più bella infornili