Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/164

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152 Dialogo Quarto.

ra promeffa, per cui voi mi volete allettare? E poiché noi fìamo alia Campagna, non mi addefcherete voi anche co* vantaggi, e colle fperanze altre volte Confolari, che dallo lludio dell* oflervare ritrar può l’Agricoltura, e l’Economia? Se io voleRì addefearvi, continuai io, vi parlerei pìù tofto delle belle Arti, di cui voi fiere così vaga, e che alle olTervazioni, ed alla imitazione debbon pure l’origine, e l’avanzamento loro. Se tanto a voi piace la finezza de’ lineamenti, e la bell’aria di volto nella Medufa de’ Strozzi, la sì ben’oifervata gradazione dell* ira d’Achille nel!’ Iliade, la varietà, e forza degli affetti nella Gaffa idra, capo d’opera del Timoteo de’ noftri tempi, la maeftofa folidità del Portico della Rotonda, la gentil Turbantina di Guido, o la Magia del colorito di Rubens; gratitudin vuole, che obbligo pure ad elle voi ne abbiate. Qual nuova ricchezza non à ella ne’ tefori della Pittura quefta induftriofa Filofofìa recato coll’oiTervazìone di tanti nuovi animali, e di tante piante; qual gentilezza coll’imitazion delle Orientali vernici a certi lavori accrefeiuro, de’ quali àn bifogno coloro, a’ quali neceflario è il fuperfluo; e quai nuovi forni di fi milk udì ni, e di detenzioni non a* ella aperto alla Poefia con tante nuove feoperte, che il Sole, le Stelle, il Paftorello, e la Tigre Ircana, ed altri tali comuni luoghi dal pefo, che foli ne* Poemi portavano, e noi dalla noja della ripetizione anno liberato? e la coltura del corpo, la leggiadria del velHrfi,che tanta vaghezza a naturai beltade accrefee, la più bella infornili