Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/231

Da Wikisource.

Dialogo Quinto. 219

pérmesso il dirlo, dal feno della luce ftefla,che li contien dentro a fe, allorch’ella viene ad effer rifratta da un prifma, o riflettuta dalle particelle de’ corpi;iì che alle leggi univeifali e al general ordine della Natura, è molto più confacentc Per non altro modo fi manifeftano pure i colori dell’Iride, delle corone colorare, che fi veggon talvolta intorno al Sole e alla Luna, e que’ di una certa luce, che da un tempo in qua fi fa veder fovente dalle parti Settentrionali, o viene almeno più offervata ora che per l’addietro non faceafì, e lì chiama Aurora Boreale.

Per quanta magnificenza, e ricchezza, ripigliò la Marchefa, la Natura motìxi in tanra varietà di colori, ella a ufato però una certa fpecie di Economia nel produrli. Almeno la Natura Newtoniana è più Economa, mi pare, delIaCartefiana. Hlla a fatto della luce come la miniera e il riferbarojo de’ colori, ch’ella % prodotto una volta per Tempre, incapaci di qualunque alterazione con alcune difpofizioni folamente di poterfi fe parar gli uni dagli altri, e di moitrar quel colore, che tutti uniti e mefcolati infiemc non polTon fare; laddove la Cartefiana bifogna, che ad ogni momento dia nuovi moti di rotazione a que’ fuoi globetti, e che ad ogni rifrazione c ad ogni picciola cireoftanza penfi a variarli; il che mi par di una fatica la carichi, e d’un pernierò infinito. Si potrebbe dire, foggiuns’io, della Natura del Defcartes nel produrre i colori, ciò che fu detto nel produrre a ciafcun moto del corpo le idee nella noftr’anima dell’affacendaco