Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/268

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256 Dialogo Sesto.

con una fpecie di forprefa. Non vedremmo noi rure foggiani’ ella ridendo, quaad’ella fi folle Lvicina?aun poco più, i ft#«i dcgh Amanti fri verfi dedicati a Principi, le fperanze d Co giani, le ampolle piene del giudizio de noltcì laagÙ c Ce dirlo lece tutte l’altre cole, che vi pone l’Ari olio? Voi non avete ancor letto, nfpos io ja Pluralità de’ Mondi, e non net e pero in rtato di vedervi ciò che Và di più cunofo; poiché non fapete ancora la forza di un perchè nò, che vi popola tutto l’Univerfo. Ma una cofa, che io avrei gran piacer di enervare, fe la Luna ex voleffe dar querto fpaflo, e che non e un una* einazione, farebbe di vedere il trattamento che la Terra le farebbe di andarle incontro come per nCCV E’ l edi forfè quefto, replicò la Marchefa, un Cirimoniaie ftabilito in Cielo tra’ Pianeti, che quando un fecondano cadefie in un primario, quefto dovette andarli incontro a riceverlo per abbreviargli la ftrada? Quefto Cirimoniaie, nfpos’io, è Abilito dall’efler mutua, e reciproca l’attrazione. Se la Terra attira la Luna, quale e la ragione, per cui la Luna non dee attirar la terra? L’attrazione, che la Terra efercita fopra la Luna, è nella materia, che compone la Terra perchè adunque la materia, onde e comporta a Luna, effóndo per tutto la medefima, fe non eh dia è differentemente modificata in varj corpi, non ecciterà anch’effa l’attrazion fu a fopra la Terra? Senza di che l’azione, fecondo che dicono i Filofofi ( piaceffe al Cielo che quella venta nel-