Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/302

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290 Dialogo Sesto.

vetro medefimo, onde farti quella più forte nfleffionc? Senza di che fe fi pone acqua, od ogho nmediamnente dietro al vetro, U nflefiìone e più debole. La luee troverà ella WP««£ hde nell’acqua, o nell’ogho che nell ar a? H m fine fé l’aria, che è dietro al vetro, con uno ili.umLo a tal uopo farro fi rimovera M<«pcftl«fldhone farà molto più forte di quel o che: tofle, quando v’era l’aria. Direte voi che la luce nei ftno del voto un maggior numero di PJf" J? 1 incontra, che nell’aria? Dio mi guardi dal di lo, rifpofc la Marcherà. Io diro fempre, effe Ma forza npulfiva, caufa della ntóone Io quelli cafi replicai io, ella non è la npulfiva, ma 1 artrauiva Allorché un raggio efee dal vetro nelL Si è attirato dall’aria, e dal vetro; quindi m a’par c di elio, quella cioè che al vetro e pm vicina ritorna in dietro, come fe folle 8a;a*jfte£ SSfSTfi rimuove affatto, effendo, molnffimo attirata dal vetro, e quafi niente da ciò che iella quando Una è rìmoOa, ritorna m d*c*«> qua* tutto Ma fe dietro al vetro fi pone acqua, od o R o.’che lo attira molto più che lana una minSr parte di elio dee ritornare m die re, che quando v’era l’aria, finché bilanciando le forze de’ due mezzi, ficcome allora quando al vetro li a PP nca e un liqu’ore, che ila apprcho coj 5£d«Gtaa denfnà, o un’altro % rageto dee paffar tutto, e in quel o eafo non v Sec riffeffione alcuna. ralmealpuò ftabihre, che la forza attrattiva e la ca da dllU?Sl de’ raggi, allorché la luce passa per un