Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/40

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28 Dialogo Primo.

il più grande e il più bel vortice del Mondo: che parmi bene, ch’egli sel meriti, egli a cui noi abbiam tante obbligazioni. La Filosofia, rispos’io, è più indifferente. Ella non â niente più di parzialità pel Sole, che per la più picciola Stella della via Lattea. Basta bene che voi accordiate al Sole un vortice, qualunque e’ siasi; e voi ne vedrete ben presto nascere esso Sole, il quale così come le Stelle non vi ho fin ora supposto che per agevolarvi l’immaginazione, la luce, i colori, e che so io. In somma egli sarà come un Palazzo incantato, dove voi non avrete che a domandare, e subito vi comparirà ciò, che avrete domandato.

Egli è così poca cosa ciò che io v’accordo, replicò la Marchesa, che parmi di non poter lusingarmi di tanta felicità, quanta voi mi promettete. E' stato detto, rispos’io, i Matematici esser come gli Amanti, i quali per poco che voi loro accordiate da principio, se ne sanno così bene approffittare, che insensibilmente là vi conducono, dove non avreste mai pensato. Ora bisogna che crediate che questo Filosofo, a cui voi concedete così poca cosa, come vi pare, era un grandissimo Matematico. Io m’intendo così poco d’Amore, rispose la Marchesa, come di Matematica, e di Filosofia: Ma non so qual cosa si possa sperar, che producan di ragionevole questi Vortici; che in fine altro non sono che masse di picciolissime particelle, che van girando intorno ad un punto, mentre ciascuna di esse gira intorno a se medesima. Eglino andran girando, e girando,