Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/72

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60 Dialogo Secondo.

quali pare che voi facciate sì gran cafo, bifognerebbe non aver mai vi Auro con elfo loro. Chi fa, che quei ti alberi tnedefimi, ch’io veggo di una eerta grandezza, voi non li veggiate d’un’altra» coli ce hè ciò che io chiamo per e lem pio alto dieci piedi, voi non lo veggiated’un’altezza,che io chiamerei di otto, o di venti piedi? Voi vi pigliate {palio di me, rifpos’ella interrompendomi. Noi convenghiamo pure tutti e due nel dire quehV albero è alto tanti piedi, così come neldire quelle foglie fon verdi. Come adunque va quello affare? Così è, rifpos’io, noi convenghiamo delle parole, e non forfè delle cofe. Due popoli y l’un de’ quali chiamalle Re un primo Magilìrato, dalla cui buona, o cattiva digeflione dipendeffera la vita, e gli averi de’ fuoi fudditi, e l’altro chiamarle Re un primo Magilìrato, che non folle che il ratificatore, e il culìode delie leggi delia Nazione, alle quali egli fofTe, come gli altri, Ibgg etto, quelli due popoli converrebon delfuono, per cui dinoteiebbono il loro primo Magilìrato, e’ non della idea, che unire bbo no a quello fuono. A voi, e a me è Hata inoltrata da principio - una certa, mi fura ", la quale benché voi vedeile d’una’ grandezza, ed io d’un’altra, tutti e due però accordiamo a chiamar piede, perchè c’è flato detto quella tal mifura così chi amar fi. dagli uomini. Secondo quella, che è regola delle nollre mifule^ noì diciamo tutti;e due quell’albero -è. alto tanti piedi, benché a me polla parere più o meno’ alto T che a voi, fecondo che il piede pare a me più ò meno grande che a voi, e così tutte le al-