Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/96

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84 Dialogo Secondo.

dere ciò che vi si fa.

La camera oscura è l’interiore del nostro occhio, eh 1 è della figura a un dipi-elio d’una palla; il foro nella finetrra è la pupilla, che è nella parte anteriore dell’occhio, e che apparifee in tu ui scoine un foro nero ora più grande, ed ora più picciolo; la lente è l’umor crillallino, che ne à appunto la figura, e che ftà in faccia alla pupilla tenuto fofpefo da certe fibrille, chiamate prò ceffi ciliari, che partendo da una tunica, o forriliiììma pelle, che circonda di dentro l’occhio, vanno a piantarli ne’ margini di lui, la carta fu cui li riceve l’immagine degli oggetti, è la retina formata da’ filamenti e dalla follati za midollare del nervo ottico, che è dalla parte di dietro attaccato all’occhio, e che è il gran canale di comunicazione tra elio, ed il cervello. Gli fpazj, che fono tra la parte anteriore dell’occhio, e l’umor criftallino, e tra quello, e la retina, fono riempiri di due umori meri denlì dell’umor criftallino, ma più denfi dell’aria. Mercè tutto quello apparato,. non altrimenti che nella camera di. poc’anzi, lì dipingono fulla retina in miniatura gli oggetti eflcrior.i, e noi vediamo.

Io non credeva certamente, ripigliò la Marchesa, d’essere trasportata cosi ad un tratto dalla camera oscura, dentro al mio occhio, e quel bel quadro di poc’anzi, aver tanto che far colla visìone. Molti dovettero, foggiuas’io, innanzi a voi ofler vario, fenza fofpeaar, ch’egli vi avelie nulla che fare. Balla che iu una ilanza per altro oscura vi sia un foro, un pertugio che non ecceda una