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338 | saggio sopra la necessità |
le donazioni e i privilegi degli onori e degli stati, così la liberalità degli ingegni di alto sapere forniti e di purgato giudizio fanno le donazioni e i privilegi alle lingue delle parole, delle locuzioni, delle figure e degli altri ornamenti del dire; e con la loro autorità li confermano per tutti i secoli. In tal maniera quel chiaro ingegno incoraggisce il Caro a voler ampliare, arricchire la nostra lingua, ad aggiugnervi nuovi modi di dire e nuove bellezze: la qual cosa non avrebbe già egli fatto, se trattato si fosse della lingua latina. Noi non abbiamo sopra di essa, che punto a noi non si appartiene, ragione alcuna nè diritto. In essa, come in ogni altra lingua morta, conviene esaminare quali sieno le donazioni e i privilegi, che già le furono conceduti dalla munificenza degli antichi: a quelle donazioni e a quei privilegi unicamente bisogna stare, senza che vi sia luogo alla liberalità dei moderni. E qualunque cosa vorremmo noi aggiugnere alle vecchie pergamene, sarebbe rigettato a ragione, come interpolato, falso ed apocrifo.
Finalmente, per quanto grandi sieno le difficoltà che incontrano coloro i quali si danno a scrivere in prosa latina, maggiori ancora sono quelle che s’incontrano nei versi; e ciò perchè ivi si ricercano modi di dire di somma gagliardia o di somma dilicatezza, e in ogni cosa il fiore ultimo della espressione: il che non si può ottenere, se non hai come schierata dinanzi alla mente la suppellettile tutta e il tesoro delle parole, delle locuzioni e delle metafore della lingua in cui tu scrivi. Anzi