Pagina:Algarotti - Opere scelte 1.djvu/40

Da Wikisource.
22 saggio

tosto si rompe e se ne va in pezzi. Le porte e le finestre sarebbero adunque di una strettezza sgarbata a vedersi, e incomode all’uso, chi non avesse da sovrapporre agli stipiti pietroni di tal grossezza, che il cercargli sarebbe da principe, e gran ventura il trovargli.

Potrebbesi, egli è vero, trovar compenso a tale inconveniente, voltanto sopra le porte e le finestre degli archi: che pare sia la maniera di architettura che secondo pietra convenga più di ogni altra alla pietra: della qual costruzione le grotte scavate dentro al seno de’ monti sono quasi altrettanti esempi che ne fornisce la natura medesima. Ma d’altra parte verrebbesi a cadere, così facendo, nella più nojosa uniformità; errore che in qualunque sia cosa meno degli altri si perdona.

I muri similmente, stando a’ principj del Filosofo, sarebbono soltanto lisci; ovveramente rilevati, e non più, di bozze alla rustica.

Dell’arioso dei colonnati, della bellezza e dignità delle colonne1 non saría da parlare; nè tampoco della varietà degli ordini; che nell’architettura solo lo stesso che nella rettorica i differenti stili, o i differenti modi nella musica.

Ricchissima miniera all’incontro di ogni sorta di modificazioni e di ornati si è il legno. Chiunque si farà a considerare con occhio un po’ attento, potrà non così difficilmente vedere

  1. Ipsae vero columnae..... et magnificentiam impensae, et auctoritatem opera adaugere videntur.

    Vitruv. lib. v, cap. i.