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160 la divina commedia

     gridò: «Fa, fa che le ginocchia cali;
ecco l’angel di Dio! piega le mani:
30omai vedrai di sí fatti officiali.
     Vedi che sdegna li argomenti umani,
sí che remo non vuol né altro velo
33che l’ali sue, tra liti sí lontani.
     Vedi come l’ha dritte verso il cielo,
trattando l’aere con l’eterne penne,
36che non si mutan come mortal pelo».
     Poi, come piú e piú verso noi venne
l’uccel divino, piú chiaro appariva;
39per che l’occhio da presso nol sostenne,
     ma chinail giuso; e quei sen venne a riva
con un vasello snelletto e leggiero,
42tanto che l’acqua nulla ne ’nghiottiva.
     Da poppa stava il celestial nocchiero,
tal che parea beato per iscripto;
45e piú di cento spirti entro sediero.
     ‛ In exitu Israel de Aegypto
cantavan tutti insieme ad una voce
48con quanto di quel salmo è poscia scripto.
     Poi fece il segno lor di santa croce;
ond’ei si gittar tutti in su la piaggia:
51ed el sen gí, come venne, veloce.
     La turba che rimase lí, selvaggia
parea del loco, rimirando intorno
54come colui che nove cose assaggia.
     Da tutte parti saettava il giorno
lo sol, ch’avea con le saette conte
57di mezzo ’l ciel cacciato Capricorno,
     quando la nova gente alzò la fronte
ver noi, dicendo a noi: «Se voi sapete,
60mostratene la via di gire al monte».
     E Virgilio rispose: «Voi credete
forse che siamo esperti d’esto loco;
63ma noi siam peregrin come voi siete.