Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/179

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purgatorio - canto v 173

     e due di loro, in forma di messaggi,
corsero incontr’a noi e dimandarne:
30«Di vostra condizion fatene saggi».
     E ’l mio maestro: «Voi potete andarne
e ritrarre a color che vi mandaro
33che ’l corpo di costui è vera carne.
     Se per veder la sua ombra restaro,
com’io avviso, assai è lor risposto:
36fáccianli onore, ed esser può lor caro».
     Vapori accesi non vid’io sí tosto
di prima notte mai fender sereno,
39né, sol calando, nuvole d’agosto,
     che color non tornasser suso in meno;
e, giunti lá, con li altri a noi dier volta
42come schiera che scorre senza freno.
     «Questa gente che preme a noi è molta,
e vegnonti a pregar» disse il poeta;
45«però pur va, e in andando ascolta».
     «O anima che vai per esser lieta
con quelle membra con le quai nascesti,»
48venían gridando «un poco il passo queta;
     guarda s’alcun di noi unqua vedesti,
sí che di lui di lá novella porti:
51deh, perché vai? deh, perché non t’arresti?
     Noi fummo tutti giá per forza morti,
e peccatori infino a l’ultima ora:
54quivi lume del ciel ne fece accorti,
     sí che, pentendo e perdonando, fuora
di vita uscimmo a Dio pacificati,
57che del disio di sé veder n’accora».
     E io: «Perché ne’ vostri visi guati,
non riconosco alcun; ma s’a voi piace
60cosa ch’io possa, spiriti ben nati,
     voi dite, e io farò, per quella pace
che dietro a’ piedi di sí fatta guida
63di mondo in mondo cercar mi si face».