Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/308

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302 la divina commedia

     Quel che rimase, come da gramigna
vivace terra, da la piuma, offerta
138forse con intenzion sana e benigna,
     si ricoperse, e funne ricoperta
e l’una e l’altra rota e ’l temo, in tanto
141che piú tiene un sospir la bocca aperta.
     Trasformato cosí ’l dificio santo
mise fuor teste per le parti sue,
144tre sovra ’l temo e una in ciascun canto:
     le prime eran cornute come bue,
ma le quattro un sol corno avean per fronte:
147simile monstro visto ancor non fue.
     Sicura, quasi ròcca in alto monte,
seder sovr’esso una puttana sciolta
150m’apparve, con le ciglia intorno pronte;
     e come perché non li fosse tolta,
vidi di costa a lei dritto un gigante;
153e baciavansi insieme alcuna volta.
     Ma perché l’occhio cupido e vagante
a me rivolse, quel feroce drudo
156la flagellò dal capo infin le piante;
     poi, di sospetto pieno e d’ira crudo,
disciolse il monstro, e trassei per la selva,
159tanto che sol di lei mi fece scudo
     a la puttana ed a la nova belva.