Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/358

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352 la divina commedia

     né quella Rodopeia che delusa
fu da Demofoonte, né Alcide
102quando Iole nel core ebbe rinchiusa.
     Non però qui si pente, ma si ride,
non de la colpa, ch’a mente non torna,
105ma del valore ch’ordinò e provide.
     Qui si rimira ne l’arte ch’adorna
cotanto effetto, e discernesi ’l bene
108per che ’l mondo di su quel di giú torna.
     Ma perché tutte le tue voglie piene
ten porti che son nate in questa spera,
111procedere ancor oltre mi conviene:
     tu vuo’ saper chi è in questa lumera
che qui appresso me cosí scintilla
114come raggio di sole in acqua mera.
     Or sappi che lá entro si tranquilla
Raab; e a nostr’ordine congiunta,
117di lei nel sommo grado si sigilla.
     Da questo cielo, in cui l’ombra s’appunta
che ’l vostro mondo face, pria ch’altr’alma
120del triunfo di Cristo fu assunta.
     Ben si convenne lei lasciar per palma,
in alcun cielo, de l’alta vittoria
123ch’ e’ s’acquistò con l’una e l’altra palma,
     perch’ella favorò la prima gloria
di Iosuè in su la Terra Santa,
126che poco tocca al papa la memoria.
     La tua cittá, che di colui è pianta
che pria volse le spalle al tuo fattore
129e di cui è la ’nvidia tanto pianta,
     produce e spande il maladetto fiore
c’ha disviate le pecore e li agni,
132però che fatto ha lupo del pastore.
     Per questo l’Evangelio e i dottor magni
son derelitti, e solo ai Decretali
135si studia, sí che pare a’ lor vivagni.