Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/36

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CANTO VII

     «Papè Satán, papè Satán aleppe!»
cominciò Pluto con la voce chioccia;
3e quel savio gentil, che tutto seppe,
     disse per confortarmi: «Non ti noccia
la tua paura; ché, poder ch’elli abbia,
6non ci torrá lo scender questa roccia».
     Poi si rivolse a quella infiata labbia,
e disse: «Taci, maladetto lupo:
9consuma dentro te con la tua rabbia.
     Non è senza cagion l’andare al cupo:
vuolsi ne l’alto, lá dove Michele
12fe’ la vendetta del superbo strupo».
     Quali dal vento le gonfiate vele
caggiono avvolte, poi che l’alber fiacca,
15tal cadde a terra la fiera crudele.
     Cosí scendemmo ne la quarta lacca,
pigliando piú de la dolente ripa
18che ’l mal de l’universo tutto insacca.
     Ahi giustizia di Dio! tante chi stipa
nove travaglie e pene quant’io viddi,
21e perché nostra colpa sí ne scipa?
     Come fa l’onda lá sovra Cariddi,
che si frange con quella in cui s’intoppa,
24cosí convien che qui la gente riddi.
     Qui vidi gente piú ch’altrove troppa;
e d’una parte e d’altra, con grand’urli,
27voltando pesi per forza di poppa,