Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/379

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CANTO XIV

     Dal centro al cerchio, e sí dal cerchio al centro,
movesi l’acqua in un ritondo vaso,
3secondo ch’è percossa fuori o dentro:
     ne la mia mente fe’ súbito caso
questo ch’io dico, sí come si tacque
6la gloriosa vita di Tommaso,
     per la similitudine che nacque
del suo parlare e di quel di Beatrice,
9a cui sí cominciar, dopo lui, piacque:
     «A costui fa mestieri, e nol vi dice
né con la voce né pensando ancora,
12d’un altro vero andare a la radice.
     Diteli se la luce onde s’infiora
vostra sustanza, rimarrá con voi
15eternalmente sí com’ell’è ora;
     e se rimane, dite come, poi
che sarete visibili rifatti,
18esser potrá ch’al veder non vi nòi».
     Come, da piú letizia pinti e tratti,
a la fiata quei che vanno a rota
21levan la voce e rallegrano li atti,
     cosí, a l’orazion pronta e divota,
li santi cerchi mostrar nova gioia
24nel torneare e ne la mira nota.
     Qual si lamenta perché qui si moia
per viver colá su, non vide quive
27lo rifrigerio de l’eterna ploia.
     Quell’uno e due e tre che sempre vive
e regna sempre in tre e ’n due e ’n uno,
30non circunscritto, e tutto circunscrive,