Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/395

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paradiso - canto xvii 389

     che tutta ingrata, tutta matta ed empia
si fará contra te; ma poco appresso,
66ella, non tu, n’avrá rossa la tempia.
     Di sua bestialitá il suo processo
fará la prova; sí ch’a te fia bello
69averti fatta parte per te stesso.
     Lo primo tuo refugio e ’l primo ostello
sará la cortesia del gran Lombardo
72che ’n su la scala porta il santo uccello;
     ch’in te avrá sí benigno riguardo,
che del fare e del chieder, tra voi due,
75fia primo quel che, tra gli altri, è piú tardo.
     Con lui vedrai colui che ’mpresso fue,
nascendo, sí da questa stella forte,
78che notabili fien l’opere sue.
     Non se ne son le genti ancora accorte
per la novella etá, ché pur nove anni
81son queste rote intorno di lui torte;
     ma pria che ’l Guasco l’alto Arrigo inganni,
parran faville de la sua virtute
84in non curar d’argento né d’affanni.
     Le sue magnificenze conosciute
saranno ancora sí, che’ suoi nemici
87non ne potran tener le lingue mute.
     A lui t’aspetta ed a’ suoi benefici:
per lui fia trasmutata molta gente,
90cambiando condizion ricchi e mendici;
     e portera’ne scritto ne la mente
di lui, e nol dirai...»; e disse cose
93incredibili a quei che fien presente.
     Poi giunse: «Figlio, queste son le chiose
di quel che ti fu detto, ecco le ’nsidie
96che dietro a pochi giri son nascose.
     Non vo’ però ch’a’ tuoi vicini invidie,
poscia che s’infutura la tua vita
99vie piú lá che ’l punir di lor perfidie».