Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/371

Da Wikisource.

paradiso - canto xii 365

     la donna che per lui l’assenso diede,
vide nel sonno il mirabile frutto
66ch’uscir dovea di lui e de le rede.
     E perché fosse qual era in costrutto,
quinci si mosse spirito a nomarlo
69del possessivo di cui era tutto:
     Domenico fu detto; e io ne parlo
sí come de l’agricola che Cristo
72elesse a l’orto suo per aiutarlo.
     Ben parve messo e famigliar di Cristo;
ché ’l primo amor che ’n lui fu manifesto,
75fu al primo consiglio che diè Cristo:
     spesse fiate fu tacito e desto
trovato in terra da la sua nutrice,
78come dicesse ‛ Io son venuto a questo ’.
     Oh padre suo veramente Felice,
oh madre sua veramente Giovanna,
81se, interpretata, val come si dice!
     Non per lo mondo, per cui mo s’affanna
di retro ad Ostiense e a Taddeo,
84ma per amor de la verace manna
     in picciol tempo gran dottor si feo;
tal che si mise a circuir la vigna
87che tosto imbianca, se ’l vignaio è reo.
     E a la sedia che fu giá benigna
piú a’ poveri giusti, non per lei,
90ma per colui che siede, che traligna,
     non dispensare o due o tre per sei,
non la fortuna di prima vacante,
93non decimas, quae sunt pauperum Dei,
     addimandò; ma contro al mondo errante
licenza di combatter per lo seme
96del qual ti fascian ventiquattro piante.
     Poi con dottrina e con volere, insieme
con l’officio apostolico, si mosse
99quasi torrente ch’alta vena preme;