Pagina:Alighieri - Comedìa, Foligno, 1472.djvu/108

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Quel digallura vaſel dogni froda
     chebbe inemici diluo donno inmano
     et feſilor che ciaſchun ſene loda
Danar ſi tolſe et la ſciolli dipiano85
     ſicome dice et nellialtri officianche
     barattier fu non picciol ma ſourano
Vſa coneſſo donno michel zanche
     dilogodoro e adir dıſardigna
     lelingue lor non ſi ſentono ſtanche90
Ome uedete laltro che digrigna
     io direi anche ma io temo chello
     non ſapparecchie agrattarmi latigna
El gran propoſto uolto afar farello
     che ſtralunaua liocchi perfedire95
     diſſe fattin coſta maluagio ucello
Se uui uolete uedere oudire
     rincomincio loſpaurato appreſſo
     toſchi olombardi io ne faro uenire
Maſtien lemale branche unpocho inceſſo100
     ſi chei non teman delelor uendette
     et io leggendo inqueſto luogo ſteſſo
Perun chio ſo nefaro uenir ſette
     quandio ſufolero come noſtruſo
     difar allor che fuor alcun ſimette105
Cagnazzo acotal mocto leuol muſo
     Crollandol capo et diſle odi malitia
     chelli apenſata pergittarſi giuſo
Ondei cauea lacciuoli diuitia
     riſpuoſe malitioſo ſonio troppo110
     quandio procuro amie maggior triſtitia