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Pagina:Alighieri - Comedìa, Foligno, 1472.djvu/260

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Querti che ni tre et certo moniti bugio uuol andar fu piu-cbelfol neriluca pero nedite onde preiTo ìlpertugio Parole furon querte delmio duca et un diquelli fpirti diiTe uieni ¿dietro a noi et trotterai labuca Noifiam diuolglia amuouera ripieni ebereftar non potem mo perdona Te Ltiilania noftra iuftitia tieni Io fui abate infanzeno auerona fotto lomperio delbuonbarba rolla dicui dolente ancor melan ragiona Et tale agialun piede entro lafoifa ebe torto piàngerà quel moniftero et tnrto fia dauer auuta polfa Perche fuo figlo mal del corpo intero et dela mente peggio et cbemalnacque aporto in loco di fuo paftor uero I non fuo fe più diffe opiu'tacque tantera già dila danoi trafeorfo ma querto intefi et ritener mipiacque Et quei ebemera adogni uopo foccorfo dille uolginti qua uedine due uenir dando alaccidia dimorfo "Diretro a tutti dicean prima fue morta lagente acuii mar faperfe ebeuedeife giordan lerede fue Et quella che laffanno non fofferfe fmalafme cbolfiglio dancbife fe rteffo auita fanza gloria offerfe