Pagina:Alighieri - Comedìa, Foligno, 1472.djvu/264

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Seuoi uenite dalgiaeer ficuri et uolete trouar lama più torto le uoftre decctre fien Tempre difuori CoG prego il poeta et Ti rifpofto paro dinanzi a noi nefu perchio nelparlarauifcu laltro nafeofto Et uolTi Itocebi alioecbi alfignOr mio onde gli mafenti conlieto cenno ciò cbecbiedea lauifta deldifio Poi cbio potei dime far amiofenno traiTemi foura quella creatura lecui parole pria notar mifenno Dicendo Tpirto incui pianger matura quel Tanca Iqual ad io tornar non puolfi To ila nnpocco perme tua maggior cura Chi forti et pcrcbeuolti auete idoifi al fu midi et feuoo cbi timpetri cofa dila ond'O uiuendomoBi Et egli ame perche mortri di retri riuolgai eiel affé faprai:ma prima feias quodego Cum fui fucceffor petri Intra fiertri et cbiaueri Caciima una fiumani bella et delfuo nome Iotito’l del mio Cangile fu Tua ama Vnmefe ©poco più prouaio come pefal granmanto aebidal fangol guarda che piu/maCembra tutte laltre Tome Lamia conuerfione ome futarda macomiofatto fui roman paftore cofi TeoperQ lauita btrgarda