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dell’interoperabilità è dunque facilitare l’interazione fra applicazioni software differenti, nonché lo scambio e il riutilizzo delle informazioni anche fra sistemi informativi non omogenei.
Se, alla luce di questa definizione, pensiamo all’evoluzione e alla situazione attuale del mercato dell’informatica di massa, è agevole percepire l’importanza di garantire l’interoperabilità affinché si verifichi una reale concorrenza fra i soggetti in gioco. Le aziende di informatica che detengono le più grosse fette di mercato possono tranquillamente strutturare i loro prodotti in modo tale da non consentire ai concorrenti di competere ad armi pari, integrando così la condotta che il diritto della concorrenza qualifica come “abuso di posizione dominante”.
Pensiamo al caso più lampante di un’azienda di dimensione globale che produce il più diffuso sistema operativo e, servendosi degli strumenti classici del diritto industriale (segreto industriale, copyright, brevetto), non consente ad altre aziende di conoscere le informazioni necessarie per realizzare gli applicativi che funzionino correttamente su quel sistema operativo.1 In questo modo la stessa azienda può accaparrarsi anche il mercato degli applicativi, forte del vantaggio competitivo derivante dalla disponibilità interna di quelle informazioni. Comportamenti simili dovrebbero essere (e per fortuna sono) monitorati e opportunamente sanzionati dalle autorità antitrust.
Proprio per la delicatezza e la centralità per l’economia attuale di tutti questi aspetti, il tema dell’interoperabilità ha assunto negli ultimi anni una particolare rilevanza e anche gli organi politici gli hanno riservato sempre maggiore attenzione. Attualmente, infatti, possiamo disporre di una definizione di interoperabilità decisamente più articolata e completa, nata grazie ad uno studio promosso e concluso nel 2004 da IDABC (Interoperable Delivery of European eGovernment Services to public Administrations,
- ↑ A tal proposito si legga quanto scrive Pierluigi Sabbatini a proposito del caso Microsoft: «Ciascuna rete virtuale è caratterizzata da uno standard d’interconnessione tramite il quale comunicano (cioè possono essere utilizzati congiuntamente) gli elementi della rete. Tra reti virtuali e standard di connessione vi è un’evidente relazione biunivoca. In alcuni casi lo standard è definito congiuntamente dalle imprese, in altri può essere frutto dell’intervento di una qualche agenzia pubblica. Nel caso che qui ci interessa esso è invece stabilito da un’unica impresa che ne è proprietaria o, come si dice di solito, ne è sponsor. Nell’ambito della rete virtuale costituita da Windows e i relativi programmi applicativi è la Microsoft che definisce lo standard di connessione: ogni programma applicativo per poter funzionare su Windows deve rispettare uno standard di connessione che è di proprietà della Microsoft». Sabbatini P., La concorrenza come bene pubblico. Il caso Microsoft, Laterza, 2000 (p. 196).
elettronico, impegnato nella certificazione e nella standardizzazione): «The interoperability is the ability of two or more systems or components to exchange information and to use the information that has been exchanged.» http://en.wikipedia.org/wiki/lnteroperability.