Pagina:Alle porte d'Italia.djvu/253

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le termopili valdesi 239

una Histoire de l’èglise vaudoise; un volume di formato grande e elegante, stampato a Parigi. Ne presi appunto con piacere sul mio taccuino. Era la prima contadinella italiana che vedevo leggere.



C’eravamo dunque arrivati, finalmente, a quel misterioso Pra del Torno, fortezza, cuore, santuario delle valli. Là, nei primi tempi dei Valdesi, era il seminario teologico dei barba, l’antica scuola “educatrice di pastori, d’evangelisti e di martiri„ nella quale s’istruivano i giovani alunni nelle sacre scritture e nel latino, si copiavano i manoscritti della Bibbia, e si componevano trattati religiosi; e di là partivan poi i nuovi pastori, a due a due, e si spandevan per il mondo, esercitando la professione di mercanti, di chirurghi e di medici, per diffondere più sicuramente la parola di Dio, e andavano a trovare i loro fratelli di Calabria e di Puglia, i loro discepoli di Moravia, d’Ungheria e di Boemia. Chi sa quali figure strane d’asceti, di centenari venerandi, di giovanetti inebbriati di fede, e quali maravigliose vite di umiltà e di sacrificio saranno passate fra quelle montagne! Essi eran ben lontani allora, senza dubbio, dall’immaginare che quell’angolo tranquillo delle loro valli sarebbe stato nei venturi secoli assalito con tanta furia da tanti eserciti, e irrigato tutt’intorno da tanto sangue. Qui, infatti, fu come l’ultima ridotta del popolo valdese in tutte le guerre. Ci