Pagina:Alle porte d'Italia.djvu/71

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il forte di santa brigida 57


Ma via via che si saliva, e che il terreno s’andava facendo più ripido e più rotto, il maggiore pareva sempre più disposto ad ammirare gli assedianti. — Caspita! diceva, soffermandosi per guardare intorno, — era una dura impresa (une rude affaire). Bombardati dal forte, bersagliati dalla cittadella, tempestati dai ridotti, fulminati dalle batterie mobili del Tessé.... ci volevan dei petti di bronzo e dei fegati d’acciaio per tener le trincee. Eppure, chi sa! avrebbero piantato ogni cosa, forse, se non era la presenza dei due principi savoiardi. Quelli eran due campioni, sacro dio!

Feci un sorriso modesto in nome dei due principi. Con uno straniero, vien qualche volta naturale anche all’ultimo dei cittadini, di imitare quel vecchio sergente francese il quale diceva: — L’empereur et moi, ça ne fait qu’un. — E poichè m’aveva detto una cosa gradita, io gli dissi alla mia volta, per rendergli la gentilezza, che ammiravo cordialmente, come un bell’esempio del come si possa accordare l’orgoglio del soldato col rispetto dovuto a un nemico glorioso, la nobile risposta che il governator De Beaulieu aveva dato al principe Eugenio quando questi era venuto in persona a intimargli la resa, affermandogli che le comunicazioni tra il forte e la cittadella eran rotte. Invece di scimmiottare il Roi soleil con una risposta spavalda da eroe di teatro, egli s’era