Pagina:Alpi e Appenini.djvu/102

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UNA ESCURSIONE NEGLI ERRICI


Ermo loco che la vaga insegna Fertilità dell’emica convalle Chiusa nei monti che le son ghirlanda.

(P. Cossa).

artiti da Roma la sera del 6 dicembre 4884 alle 6 55 pomerid., dopo due ore e mezzo di ferrovia, scendevamo alla stazione di Fresinone ed in 4 ore giungemmo al paese di Veroli ove alla meglio passammo ia notte. Eravamo in dodici ed era intenzione della maggior parte di noi di fare una escursione iemale negli Ernici, salendo una delle principali vette del gruppo montuoso, il Monte Passeggio (2062). All’indomani alle 4 35 ant., con una brava guida già da noi conosciuta, un tal Francesco Quattrociocchi, detto il Lupo, e con suo figlio Agostino, i quali cosa rara fra i montanari dell’Appennino, non avevano nessuna paura della neve, ci recammo per varie collinette nella valle dell’Amaseno, indi volgendo a destra risalimmo una stretta e ripida valletta ed alle 6 35 ant., giungemmo ad una copiosa sorgente detta Capo d’Acqua, dalla quale l’acqua viene per mezzo di una conduttora trasportata fino a Veroli. Continuando il cammino giungemmo ad un punto ove la valle si restringe ed è sbarrata di scaglioni di grossi e lisci macigni calcarei grigiastri che si stendono anche dai lati’ per un bel tratto e per una bella altezza, scendendo quasi a picco fino al fondo.

Al disopra della rupe a sinistra passa la via mulattiera, e poiché spesso accade che i muli si precipitano nel burrone e si sfracellano, e così vanno in paradiso, il luogo è detto il Paradiso dei somari. Più che un Paradiso si potrebbe dire con Heine che

E il burrone degli Spinti Un’antica orrida valle Cli’ erte rupi d’ambo i lati Chiudon come angusto calle.

Per evitare il lungo giro della via Mulattiera seguimmo il torrente completamente asciutto e al lato opposto risalimmo arrampiccandoci per le facili roccie, e per una specie di camino arrivammo alla parte supcriore donde ci rivolgemmo a contemplare la magnifica veduta: al