Pagina:Alpi e Appenini.djvu/85

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IL GRAN S. BERNARDO


te^&jfc eco l’ospizio» esclamammo tutti ad una voce.

ini martiri per l’umanità, quei bravi monaci, noi ti salutiamo!?T «E voi che siete l’anima di quel luogo, che altra massima non seguite che questa «Amate e servite i vostri fratelli» accerchiati sempre

Un’austero e grandioso edifizio ci si presentò allo sguardo.

«luogo santo di pace e di carità, ove passano la loro vita

da privazioni e da pericoli, ad altra gloria non mirando che a quella di salvare la vita ai meschini durante la cattiva stagione su questi terribili deserti, voi pure noi salutiamo.»

Salita una scaletta di dodici gradini, entrammo nell’Ospizio II padre clavandier si affrettò a suonare la campana ed un altro canonico piccolo e gentile scese le scale e ci venne incontro, con un dolce sorriso sulle labbra e ci condusse ad un gran camerone ove stavano disposti sei letti coperti da altrettanti baldacchini. Ci ristorammo con brodo e vino, corroborante bevanda che leva la stanchezza, il freddo, e dà al corpo nuove forze. Scendemmo quindi nella salle a munger.

Dopo un buon pranzo di patate e carne salata, vino e zuppa, escimmo a vedere i cani, quei miracoli della specie che si son fatti compagni all’uomo nelle fatiche e nei pericoli consacrati a beneficio dell’uomo. Il padre dà un fischio ed ecco arrivarci intorno sei colossi che scodinzolando e fissandoci pare dicano: «Padrone ci avete chiamati, avete forse bisogno di tutti noi, eccoci pronti a scendere la montagna con voi e coi marroniers per scavare di sotto alla neve le vittime delle valanghe, per riscaldarle col nostro fiato e ravvivarle coi liquori, e colle provvigioni che ci penderete al collo.»

La testa dei cani del S. Bernardo è grossa e quadrata, il muso somiglia a quello dei dogues s le orecchie sono corte e diritte, il petto è molto ampio, le gambe sono enormi ed i piedi che lasciano orma per nulla dissimile da quelle del lupo, si allargano di molto appoggiandosi per terra. La loro intelligenza si rivela tutta nei loro occhi ed hanno una certa espressione nel viso, veramente singolare; la loro forza è prodigiosa. Durante gli otto mesi d’inverno, che tanto dura a quell’altezza la cruda stagione, scendono mattina e sera cogli intrepidi marronniers e s’aggirano dappertutto ove il pericolo par più facile e fiutano l’aria e la neve. Allorquando sentono l’odore d’un uomo, lo rintracciano presto, Io scoprono dalla neve, lo palpeggiano, lo rivoltano, uniscono le loro teste a quella del moribondo e gemono