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GITE AUTUNNALI


La Valle dell’Avisio nel Trentino

a valle dell’avisio è una delle più curiose ed interessanti del Trentino, quella che ebbe minori contatti cogli stranieri e che quindi ha serbato meglio il carattere primitivo. A tale conservazione, a tale antichità delle paesane memorie, delle tradizioni, delle foggie, fa solenne riscontro la vetusta origine di queste colossali montagne, la cui formazione è coeva al primo sorgere delle Alpi. Gli artisti s’innamorano di queste vette, di queste boscaglie, di questi svariatissimi prospetti, ma gli scienziati sono entusiasti di questa scena dell’Europa primitiva, di questa patria dei più alti e più bei dolomiti del vecchio mondo, di questo terreno classico della geologia.

Quanti vollero nel loro pensiero, o in lunghe e meditate opere, rifare la storia degli sconvolgimenti e delle catastrofi, che coll’andare dei secoli atteggiarono, quale è adesso, la cerchia alpina convennero in questa parte del Trentino, ove è riconoscibile, meglio che altrove, la traccia delle incessanti e faticose trasformazioni della natura. Anzi, si considera questo angolo d’Italia come il punto centrale, il nocciolo di elaborazione delle montagne europee, come il più ricco e complicato suolo eruttivo. E questo interessamento scientifico si allarga altresì alle regioni poste di qua e di là dei confini naturali della vallata, fin dove s’incontrano dolomiti e porfidi quarziferi, fin dove l’ossatura più compatta rivela all’occhio dell’osservatore una delle più remote età geologiche.

L’Avisio s’incontra a poca distanza da Trento; ed è, allo squagliarsi delle nevi, torrente impetuoso, che reca all’Adige un ricco tributo di acque. Quando Lais, paesuccio che s’aggruppa presso la sua foce, e il villaggetto prende appunto nome dal fiume — non era che un cascinale e un mulino, il torrente quasi tutti gli anni straripava con incalcolabile danno: adesso è tenuto in rispetto da robusti argini, e le sue onde con fragoroso impeto scendono nell’Adige, ma le sue minaccie e le sue querele non valgono più ad impensierire il colono, sollecito più che tutto del premio di sue fatiche.

La ferrovia lo attraversa sopra un bellissimo ponte in curva lungo circa un chilometro; non già che il torrente occupi tanto spazio, ma si allargano per quel tratto i terreni acquitrinosi, che non potevano offrire sufficiente sodezza al collocamento dei binari.