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Pagina:Amleto (Rusconi).djvu/15

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14 amleto
di sangue, segni funèbri velarono il sole; e l’umido pianeta, sotto l’influsso del quale è posto l’impero di Nettuno, fu oscurato da una eclisse simile a quella che annunzierà l’ultimo dì del mondo. I medesimi segni precursori di fieri eventi, araldi che precedono i fati, o auguri sinistri per l’avvenire, il cielo e la terra li hanno fatti apparire ai nostri climi e ai nostri compaesani.... (Rientra lo Spettro.) Ma, silenzio: mirate! Egli viene di nuovo, io gli attraverserò la via, sebbene mi colmi di spavento. — Indugia, larva! Se è in te qualche suono, o l’uso della voce, parlami. Se vi è qualche buon’opera da compiere, che possa giovarti e farmi degno di grazia, parlami. Se conosci che qualche sventura si libri sul tuo paese, che preveduta possa evitarsi, oh parla! O se accumulasti con male arti in vita tesori, che seppellisti nelle viscere della terra, per cui dicono che voi spiriti siate costretti ad errare dopo morte (il gallo canta), parlane. Fermati e parla.... Trattienlo, Marcello.
MARCELLO.
Lo percuoterò io colla mia partigiana?
ORAZIO.
Fallo, se non vuol fermarsi.
BERNARDO.
È qui!
ORAZIO.
È qui!
MARCELLO.
È andato! (Lo Spettro svanisce.) Noi l’offendiamo, avendo aspetto sì maestoso, a volergli fare violenza. Egli è invulnerabile siccome l’aria, e i nostri vani colpi sono una stolta derisione.
BERNARDO.
Ei stava per parlare, quando il gallo cantò.
ORAZIO.
E fu allora che trasalì come un colpevole ad una terribile chiamata. Intesi dire che il gallo, che è la tromba del mattino, sveglia il dio del giorno colle sue alte e acute strida; e che alla sua voce gli spiriti erranti pel mare o pel fuoco, per la terra o per l’aria tornano precipitosi alle loro dimore; che ciò sia vero, ne avemmo teste la prova.
MARCELLO.
Esso svanì al canto del gallo. Alcuni affermano che all’appressarsi di quella stagione, in cui è celebrata la nascita del nostro Salvatore, l’uccello dell’aurora canta tutta la notte, e dicono quindi che nessun spirito può allora errare; le notti son salubri; i pianeti non esercitano alcuna influenza funesta, i morbi vengon meno, niuna fattucchiera ha potenza di ammaliare, tanto grazioso e benedetto è quel tempo.
ORAZIO.
Casi io pure intesi narrare, e in parte credo. Ma guardate, il mattino col suo roseo manto procede sulla rugiada di quell’alta montagna a oriente. Terminiamo la nostra guardia; e, se volete seguire il mio consiglio, andiamo a dire al giovine Amleto quello che abbiamo veduto questa notte; perocchè credo sulla mia vita che