Pagina:Andrea da Barberino - Guerino detto il Meschino, 1841.djvu/298

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città: — Ho udito dire che v’è l’incantatrice Alcina, la quale s’ingannò di modo, ch’ella credeva, che Dio scendesse in lei quando s’incarnò in Maria Vergine, e per questo ella si disperò, e fu giudicata per questa cagione in queste montagne». Disse il Meschino: — E questo chi lo può sapere?» Rispose un uomo antico che si fermò per udir parlare, e disse: — Gentiluomo, egli è vero quel che dice costui; l’incantatrice è in questa nostra montagna, perchè io vidi venire tre giovani in questa terra che vi andarono; due ritornarono, l’altro non tornò mai, ben è vero, che i due dissero che andarono se non ad un romitorio, che è appresso circa due miglia, e non vollero andare più in là pei dirupamenti che videro, e ch’essi aveano trovato prima, e pei spaventosi luoghi che pareva che vi fossero, onde i romiti molto li spaventavano. E dicevano che lì stavano romiti, che hanno in casa una scrittura, che racconta d’un messer Lionello da Saluzzo di Francia, ch’ei v’andò per amor di una damigella, a cui s’era vantato di andarci, ma non era entrato dentro perchè nella bocca dell’entrata disse che usciva gran vento, che tutte le pietre della montagna non potevano turare, e dice che la via di quel romitorio è lunga un miglio, e per larghezza un braccio, e da ogni lato son le ripe e dirupamenti, la valle è poi profondissima, sicchè non è troppo sicuro a chi vi va; e che in capo di questo monte v’è una gran fessa per mezzo, per la quale conviene passare; lunga un altro miglio». Compito di dire, il Meschino volle fargli onore, ma lui non acconsentì, e, fatta la colazione, tornò all’albergo.

Era il Meschino allegro di quello ch’ei aveva sentito dire dell’incantatrice; nondimeno tornato all’albergo di Anuello, stava molto pensoso, ed essendo nella camera sospirava. L’oste all’ora del mangiare apparecchiò quello che faceva bisogno per desinare, e vedendo stare il Guerino sì pensoso, gli ebbe alquanto compassione, perchè gli pareva gentil persona, e allora non gli disse niente, ma la sera, essendo Guerino nella camera, ed anco l’oste con lui, questi lo cominciò a confortare dicendo: — O gentiluomo dabbene, qual è la cagione che dopo che siete in questo albergo sempre siete stato così pensoso?» Disse Guerino: — Per mia fede, s’io credessi che tu mi tenessi celato,