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CAPITOLO XLI.
Il Tradimento.
onforto ripresero i cittadini e la gente di Persepoli, e furono sortite le guardie ordinatamente. Dopo molti giorni, una mattina venne alla città un messaggiero, ed essendo il Meschino a tavola che mangiava, il messo gli disse in presenza di tutti: «Utinafar e Melidonio, figliuoli del valentissimo Galismarte, nipoti del re Astiladoro, tuoi nemici capitali, ti mandano a dire che tu ti renda a loro per prigione, e che tu debba rendere la città di Persepoli all’Almansore soldano di Persia, e la meretrice Antinisca tu la debba dare nelle mani di Lionetto, ch’ei la vuol far ardere e gittarne la polvere al vento». — Allora disse il Meschino: «S’io non guardassi alla fede che ho promesso di non far oltraggio a niun messaggiero, io ti farei cavar la lingua, perchè tu parlasti male contro Antinisca, ma per la fede ch’io ho promesso ti perdono». Poi disse il messaggiero: «Il mio signore Utinafar ti richiede di battaglia, e che tu fidi il campo;» poi dimandò chi era il ferocissimo Artibano di Liconia, e gli fu mostrato. Ei di disse: «Artibano! il figliuolo di Baranif ti manda a disfidare come mortale nemico, perchè tu uccidesti suo padre a tradimento». Rispose il franco