Pagina:Andrea da Barberino - Guerino detto il Meschino, 1841.djvu/63

Da Wikisource.

capitolo iv. 37

suo figliuolo morto sul campo, si dette delle mani sul volto, e quasi disperò.

Ora proseguendo, il Meschino suonato che ebbe il corno, subito si armarono Manacor, e Falisar, ed Antiforte, tutti tre figliuoli dello stesso re Astiladoro, e dopo confortato il padre di moltissima speranza, corsero al campo contro il Meschino. Il Meschino vedendosi contro questi tre Turchi, da principio alquanto dubitò, poi prese cuore, e rivolto uno sguardo al cielo, impugnò la lancia e deliberò di andare contra tutti tre, pregando Dio che gli desse vittoria. In quel mentre i Turchi si fermarono vergognandosi di andare tutti contra uno. Venutogli contro pel primo Manacor, lo abbattè, e presolo prigione: «Tu sei vinto, gli disse il Meschino. — Sì, rispose Manacor, quando saranno abbattuti gli altri due miei compagni, che così ci siamo giurati. — Per mia fe’, soggiunse l’altro ridendo, tu hai ragione». Poi gli venne contra Falisar, che il Meschino battè aspramente per modo, che appena si potè levare. Allora si mosse Antiforte, cui si ruppe la lancia e fu per cadere. Ma per suo peggio rimase a cavallo, per cui tratta ambidue la spada cominciarono la battaglia.

Antiforte cominciò a temere; tanto gli parve il Meschino di feroce aspetto! E fatti insieme due colpi, il Meschino gli aveva spezzato l’elmo. Al terzo colpo lo partì fin al collo, cosicchè l’avversario morto cadde in terra. Gli altri due abbattuti e vinti furono menati dentro a Costantinopoli prigioni a grande allegrezza della città, e nell’oste nemica fu il contrario.

Non si potrebbe dire l’onore e la festa che fu fatta al Meschino. Quando egli si disarmava, l’imperatore gli si gettò a pie’ ginocchione piangendo. Il Meschino lo levò su, e baciò i piedi all’imperatore, dicendo: «Signore, non fate. Voi inginocchiarvi a me vostro vassallo, mi fate vergogna. Questo che io ho fatto, ho fatto solamente per devozione a voi e per amore d’Alessandro». L’imperatore baciò molte volte il Meschino, il quale pregollo caldamente che fosse fatto onore ai prigioni per Alessandro. In questo giunse l’imperatrice ed Elisena, a cui l’amore uscia per gli occhi rivolti al Meschino e pieni dell’espressione di tutta l’anima. Egli all’incontro niente le disse, nè diè alcun segno di affettuosa corrispondenza a lei, che odiò dal momento che essa aveva per lui