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vano: «Benchè la costi un poco, noi ci leveremo il campo da dosso». Alcuni all’incontro si opponevano a questa proposta, e dicevano non doversi aver fretta, dopo che avevano già nelle mani tre figliuoli del re. Il Meschino domandò allora in grazia all’imperatore di rispondere lui stesso come piacessegli. Fugli conceduto da tutti, onde i baroni del regno ritornati in sala, e chiamato l’ambasciatore, il Meschino si fece a rispondere in questa guisa:

«O uomo, qualunque tu ti sia, io sono stato eletto dal nostro signor imperatore e dal Consiglio a rispondere alle proposizioni di pace, per cui Astiladoro ti ha mandato. Però alla prima domanda dell’omaggio rispondo in nome di tutti, che avendo mille uccelli marini, noi non vi daremmo una penna. Al fatto della pace, noi ce ne curiamo poco; imperocchè in corto tempo non tanto da Costantinopoli, ma da tutta la Romania e Grecia vi caccieremo. Al fatto poi de’ prigioni, noi siamo contenti darvi questi tre pel nostro Alessandro, e più ancora se ne avessimo a cambiare, non già per paura, ma perchè il figliuolo dell’imperatore di Costantinopoli quest’onore si merita, un Cristiano valendo assai più che mille Saraceni». Sentite queste parole dette con animo franco e sicuro, fu accettato e fermato il cambio. L’ambasciatore poi soggiunse: «Il mio signore Astiladoro non vuol più mettere la sua guerra corpo a corpo, ma se volete far battaglia cinquanta contro cinquanta egli sarà contento. Meglio è arrischiare la vita di cinquanta combattenti che di un intiero esercito. E per questo la parte che acquisterà vittoria, debba esser ad un tempo vincitrice della guerra». A questa domanda il consiglio parve in sospeso, che cosa avesse a rispondere; ma il Meschino, accorto come era e geloso dell’amore di tutta la Grecia, disse ad Albajetro con grande ardire: «Senz’altro, accetto la battaglia di cinquanta contro cinquanta». Il consiglio fu sciolto, ed il re ambasciatore tornato al campo, e fatta la sua ambasciata insieme ad alcuni ambasciatori venuti dalla parte dell’imperatore, fu subito deciso il cambio. Ed il cambio dei Turchi con Alessandro fu fatto alla porta della città in presenza di tutta la corte e di gran moltitudine di popolo. «O Cristiani, togliete Alessandro, voi che siete in tanta necessità, che avete cambiato un fanciullo per tre baroni siffatti»: disse alcuno degli ambasciatori turchi nel mentre che questo