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parisce, che il κισσὸς è l’ornamento principale1. Ancorché delle volte i simboli di un dio si trovino trasferiti ad un altro, nel tempo storico però, in cui le figure degli dei ed i loro simboli si sono fissati, questo si debbe tenere per un caso d’eccezione (Gerhard, Auserles. Vasenb. I, p. 115). La spiegazione archeologica deve in generale presupporre nelle rappresentazioni quel ch’è solito, e soltanto, allorquando dei motivi stringenti proibiscono di presupporlo, decidersi di riconoscere in esse l’insolito. Giacchè dunque sul lato di dietro del nostro vaso noi scorgiamo soltanto l’alloro, che è simbolo d’Apolline, e nessun altro attributo, dobbiamo credere, che sia per eseguirvisi qualche atto del culto d’Apolline. A questo accenna anche la figura della sacerdotessa. In un vaso, del quale avrò a’ parlare più innanzi, riconosciamo con sicurezza accanto a Leto, Diana ed Apolline una sacerdotessa, per la quale l’ha benissimo spiegata l’editore, Gerhard, nelle Ant. Bildw. p. 30l (tav. LIX). Quella figura è rappresentata affatto coi medesimi attributi come la nostra. Anche colà troviamo il mantello riccamente piegato ed il ramo d’alloro, se non che la figura sul vaso pubblicato dal Gerhard è cinta, d’un diadema, dietro al quale spuntano delle foglie d’alloro, mentrechè la nostra comparisce priva il capo di ogni ornamento. In ogni caso è impossibile di riconoscere nella nostra figura una sacerdotessa di Bacco e nel dipinto del lato di dietro un atto del culto bacchico, il che, argomentando dal lato di faccia, facilmente uno po-

  1. Dal verso di Euripide citato da Macrobio sat. 1,18:

    Δέσποτα φιλόδαφνε Βάκχε Παιὰν Ἄπολλον εὔλυρε

    non si può argomentare, che l’alloro fosse simbolo bacchico. Βάκχε è parimente come φιλόδαφνε attributo ad Ἄπολλον e bene spiegato dal Lobeck nell’Aglaoph. I, p. 80 e: Βάκχος entheum significare videtur.