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74 ITALIA ARTISTICA


dal vicino simulacro colossale di Nerone — è il modello del genere. Si tratta di un edificio ovale a tre ordini di architettura, costruito con grandi blocchi di travertino tenuti insieme da grappe di bronzo. Il primo ordine — dorico — era formato dalle arcate che davano accesso all’interno del circo e sulla volta delle quali era inciso il numero d’ordine corrispondente alle tesserae distribuite agli spettatori; il secondo busto di tito - museo vaticano.ordine — ionico — si apriva sui corridoi del primo piano con innumerevoli finestre e le quali finestre formavano il terzo ripiano d’ordine corinzio, coronato da un colossale attico dove erano incastrati i grandi alberi di nave su cui era assicurato il velarium o tenda di seta che doveva proteggere gli spettatori dai raggi del sole e che era manovrato dai marinai della flotta imperiale. Gli stessi tre ordini si ripetevano nell’interno. Il primo — riservato alle vestali e ai senatori — aveva nel mezzo il podium o palco imperiale dove prendeva posto l’imperatore coi suoi famigliari, il secondo destinato a cavalieri e a personaggi di distinzione, il terzo alla plebe ed è probabile — mancando ogni traccia di costruzione in muratura — che gli ultimi stalli fossero semplicemente di legname. Quelli del primo ordine erano invece di marmo e di travertino ed erano di proprietà privata, tanto che molti di essi conservano ancora il nome o i nomi dei vari proprietarii che vi succedettero.

Centinaia di statue, di gruppi, di bassorilievi e d’iscrizioni dovevano decorare questo sontuoso edificio che conteneva non meno di 87000 spettatori e la cui inaugurazione — sotto Tito — fu solennizzata con cento giorni di feste. Bisogna salire sull’ultima serie di gradinate e di là guardare l’interno del circo in uno di quei crepuscoli romani che sembra debbano versare oro e porpora sulla terra, per ricostruire la scena di quell’edificio sontuoso, come doveva essere tutto splendente di marmi e di bronzi dorati, tutto fremente di popolo, fra le urla delle belve e gl’incitamenti dei combattenti, nello scintillìo dell’arena gialla che ne ricopriva il suolo e dei braceri che ardevano incensi in onore delle divinità, sotto le grandi alternative di ombra e di luce lasciate dal velario, in una discordante armonia di colori, di suoni, di frastuoni, di luci, di profumi, di sentori e di grida, quasi in una suprema apoteosi