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Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/166

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Annalena non dormiva, nè di giorno nè di notte; provava un malessere fisico, una puntura al cuore, pensando alla rovina del lavoro suo e dei figli, e le pareva che la natura soffrisse con lei. Ma una rassegnazione nuova raddolciva la sua pena; poichè tutto oramai nella vita le pareva irraggiungibile, e sentiva che un potere superiore domina la volontà anche la più forte dell’uomo.

Un giorno di grande pioggia, mentre si temeva che il Po superasse l’argine, riapparve, come sempre nei tempi di catastrofe, il mendicante Pinon.

Sia benvenuto Pinon, che porta fortuna; persino il cane annoiato gli fece festa, ed il merlo si mise a fischiare.

— Dove ce l’hai l’ulivo, dolce colombo? — domandò lo zio Dionisio.

Tutti, meno Baldo che sfidava anche il diluvio per andare in chiesa, stavano nel lungo stanzone d’ingresso, fangoso come nei giorni invernali, ed il bigio colore del tempo si rifletteva nei loro occhi inquieti: l’arrivo di Pinon ed il saluto del vecchio rimisero tutti di buon umore.

Il mendicante sedette accanto alla porta insolitamente chiusa, ed in breve intorno a lui, tanto le sue vesti sgocciolavano, si