Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/23

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le altre stanze, resa disagevole solo da scalini alti e bassi che dividevano gli ambienti, permetteva che vi si movesse liberamente lo stesso. La cucina sopratutto era vastissima, con due alte finestre sul cortile e un camino monumentale, sopra il quale un antico girarrosto in ferro battuto richiamava il ricordo dei signori del luogo e dei loro banchetti. Sotto la cappa del focolare ci si poteva sedere: su un ceppo, infatti, segato bene come uno sgabello, appoggiato all’interno dello stipite destro, aveva già preso posto Primo, il maggiore dei bambini, ed il fratello Secondo glielo contrastava; di modo che Annalena, quando rientrò, dovette ancora dividerli, mandandoli uno per parte della cucina.

Vedendosi trattati in modo eguale essi non protestarono; solo il piccolo, quando si trovò solo e sperduto nell’angolo dov’era stala collocata la madia, si mise a piangere di paura; ma il suo pianto non stonava, nella casa già piena del rumore della famiglia.

L’altro fratello invece si confortava a guardar la madre che faceva la polenta: già ella aveva appoggiato al paiuolo pendente dalla catena, per tenerlo fermo sul fondo del camino, un’asse, sulla quale pre-