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409 | ANNALI D'ITALIA, ANNO CX. | 410 |
pensava di adottarlo; e perchè i cortigiani ed amici di esso imperadore scoprirono qualche barlume di questa sua intenzione, laddove prima mostravano di poco stimare, anzi di sprezzare Adriano, da lì innanzi cominciarono ad onorarlo, e a procacciarsi la di lui amicizia. Mancò poi di vita, forse circa questi tempi, il medesimo Sura. Trajano, che si serviva di lui per farsi dettar le allocuzioni al senato e al popolo, perchè egli sapea poco di lettere, non ignorando che Adriano, siccome persona letterata, era capace di servirlo in quella funzione, il volle presso di sè, e si valeva della di lui penna; il che gli accrebbe la familiarità e l’amor di Trajano. Al defunto Sura fece fare Trajano un solenne funerale, ed alzare una statua per gratitudine1. Lo stesso fece egli dipoi alla memoria di Sosio Senecione e di Palma e di Celso, che abbiam detto essere stati consoli nell’anno presente, come ad amici suoi cari. Noi sappiamo che Cajo Plinio Cecilio Secondo, rinomatissimo autore del panegirico di Trajano, dopo essere stato console nell’anno 100, fu poi mandato con titolo di vicepretore al governo della Bitinia e del Ponto. Le sue lettere scritte di là a Trajano si leggono nel libro decimo. Ma per quanto finora abbiano disputato fra loro gli eruditi, non s’è potuto, nè si può decidere in qual anno egli fosse spedito colà. Il Loidio e il Tillemont2 attribuirono la di lui andata al fine dell’anno 103; il cardinal Noris3 al presente 109, o pure al susseguente, come ancor fece4 il padre Pagi. Eusebio5 mette all’anno decimo di Trajano, cioè al 107 dell’Era nostra, la lettera celebre scrittagli da Plinio, esistente allora nella Bitinia. Idacio6 ne parla all’anno 112. In tale incertezza di tempi sia lecito ai lettori l’attenersi a[p. 410] quella opinione che più loro aggradirà, e a me di seguitar più tosto il Noris, il Pagi e il Bianchini. A questi tempi, ma colla medesima incertezza, vien riferita dal Mezzabarba7 e dal suddetto Bianchini8 la selciatura della via Trajana, fatta per ordine di esso Trajano. Altro essa non fu, che la via descritta da Dione, di cui si parlò al precedente anno, cioè la via Appia, che da Roma va a Capua: la più magnifica di quante mai facessero i Romani, ed opera di molti secoli avanti. Perchè la rimodernò ed arricchì Trajano di vari ponti e di fabbriche a canto alla medesima, perciò egli, o il pubblico le diede il nome di via Trajana. Credesi parimente che in questo anno Trajano dedicasse il Circo, cioè il Massimo, ristorato da lui co’ marmi presi dalla Naumachia9 di Domiziano.
Anno di | Cristo CX. Indizione VIII. Alessandro papa 3. Trajano imperadore 13. |
Consoli
Servio Salvidieno Orfito e Marco Peduceo Priscinio.
Le iscrizioni pubblicate dal Fabretti, dal Bianchini e da me, ci assicurano tali essere stati i nomi e cognomi di questi consoli, che si trovavano ignorati o guasti presso i precedenti illustratori dei Fasti. Non si sa intendere, perchè il Mezzabarba10 e monsignor Bianchini pretendano, che solamente in quest’anno il senato accordasse a Trajano il glorioso titolo di Ottimo, quando questo titolo comparisce in tante altre medaglie, che si rapportano agli anni precedenti. Plinio anch’egli ne parla nel panegirico che dicemmo composto nell’anno 100. Dione11, per lo contrario, scrive che
- ↑ Dio., lib. 68.
- ↑ Tillemont, Mémoires des Empereurs.
- ↑ Noris, Epist. Consulari.
- ↑ Pagius, in Critic. Baron.
- ↑ Eusebius, in Chron.
- ↑ Idacius, in fastis.
- ↑ Mediobarbus, in Numismat. Imperat.
- ↑ Blanchinius, ad Anastasium.
- ↑ Suetonius, in Domitiano, cap. 15.
- ↑ Mediobarbus, in Numism. Imper.
- ↑ Dio., lib. 68.